La Storia del “Ponte Nuovo” di Cuneo
e il confronto con i due viadotti gemelli della est-ovest lato Stura
Risiedo a Madonna dell’Olmo di Cuneo dal 1° giugno 1963 e ho trascorso la mia vita
lavorativa alla Michelin di Ronchi, ricordo che quando arrivai in questa città rimasi
colpito della bellezza del Ponte Nuovo, quella immagine mi è rimasta sempre impressa
nella mente.
Per me, da subito, il grandioso ponte rappresentava l’emblema della città, come credo lo sia il famoso ponte pedonale che consente di raggiungere Civita di Bagnoregio in provincia di Viterbo o il ponte di Bassano del Grappa sul fiume Brenta.
La mia curiosità di conoscere la storia del ponte con gli anni è diventata più
morbosa per cui ho deciso di ripercorrere la sua storia che troverete sotto riportata.
Sono più che certo che quanto ho scritto sarà gradito dai lettori che potranno così
trovare delle risposte nei 14 punti sotto riportati.
ferroviaria.
Storia del Ponte Nuovo
Per risalire alla data iniziale, del progetto Ponte Nuovo, ad uso ferroviario e stradale,
bisogna andare al 1908.
In quell’anno il Servizio Costruzioni delle Ferrovie aveva previsto un ponte solo per uso
ferroviario. Il comune di Cuneo, che protestò per avere un ponte promiscuo, cioè strada
e ferrovia, il 21 giugno del 1911 mette a disposizione lire 1.000.000.per questa
esigenza.
L’Amministrazione Ferroviaria, nel febbraio del 1913, dopo, un tira e molla, finalmente
ascolta le desiderate di Cuneo, stabilisce due cose, che la nuova stazione deve essere
realizzata dove la vediamo adesso, cioè più a sud-ovest del previsto ed il ponte sarà,
come richiesto, promiscuo.
Il progetto del Ponte Nuovo, quello definitivo, è dell’Ing. G. B. Forziati.
Michele Berra nel bel libro, “Cuneo tra le vecchie nuove mura” curato da Chiara Conti e
Mario Cordero così ci presenta il ponte nuovo:
“…..è una imponente costruzione in muratura e cemento armato, bella e funzionale.
Oggi ancora può essere assunto a simbolo del progresso e del divenire della città. E, a
ben pensare, non suonano enfatiche le aggettivazioni di ciclopico, gigantesco,
colossale, maestoso, monumentale.
È tutto questo .Non era forse proprio “l’unico in Europa” come si voleva far intendere al
tempo di Mussolini, ma certamente “unico” lo è ancora per la stupenda integrazione con
il paesaggio.
Le varie tappe dei lavori.
La costruzione del Ponte Nuovo, ebbe inizio, nel 1921 e fu sospesa, dopo che erano
state appena ultimate le fondazioni, che costarono lire: 3.250.000.
Nel 1923 i lavori si fermarono per mancanza di fondi quando erano già state costruite
due arcate, sopra le Basse di S. Anna. e quelle due arcate vennero subito definite “le
due orfanelle”.
Nel 1926 ripresero i lavori, poi ancora una sosta di due anni.
Bisogna riconoscere, che l’avvento del Regime Fascista, contribuì, ad accelerare i lavori
così, finalmente, il 28 ottobre del 1933, undicesimo anniversario della marcia su
Roma, il Ministro dei lavori pubblici on. Di Crollalanza inaugurava, dopo circa 12 anni
dall’inizio dei lavori, la parte stradale del Ponte Nuovo.
Mi rammarico di non essere riuscito a trovare la data certa del primo passaggio del
treno sul Ponte Nuovo.
Potrebbe essere stata il 7 novembre 1937, quando, il ministro delle Comunicazioni
Stefano Benni, inaugura sia la stazione che la sede ferroviaria del Ponte Nuovo.
È giusto far rimarcare, che sia il Ponte Nuovo, che la nuova stazione, furono ideate,
progettate ed in minima parte anche realizzate in “epoca giolittiana”; poi, il regime, le
ha fatte sue perché davano lustro e, si direbbe oggi, erano l’immagine del nuovo che
avanza.
Alla fine dei lavori, il costo totale del manufatto fu di lire: 23.750.000, ho trovato anche
una cifra di lire 23.500.000.
Erano state preventivate lire 8.750.000, quindi 15 milioni più del previsto se
consideriamo la cifra totale più alta.
Quindi anche allora le grandi opere iniziavano con un costo è poi immancabilmente
lievitavano.
Vediamo alcuni dati del Ponte Nuovo.
La lunghezza della parte stradale è di 768 metri, larga 12 metri ed è alta 47,5 metri.
La lunghezza complessiva della sede ferroviaria è di 868 metri.
Il ferro impiegato nella costruzione è stato di 1.664.000 Kg, la ghisa 10.800 Kg, il
cemento e calce 400.600 quintali.
Il Ponte Nuovo è formato da 34 archi di 25 metri di luce cadauno, era stato progettato e
realizzato per assolvere tre funzioni: uso ferroviario e stradale formato da 17 archi
rettilinei, solo uso ferroviario formato da 10 archi con un raggio di curvatura di 300 metri
per l’allacciamento alla Stazione, solo viabilità ordinaria formato da 7 archi rettilinei.
I dati, della monumentale opera, sono stati tratti dalla relazione del Direttore dei lavori
Ing. Domenico Borgna.
Alle due testate del ponte, in origine, c’erano quattro lampioni, successivamente, al
posto dei lampioni, furono installati, su blocchi di marmo, recanti lo scontato motto
“DUX”, i simboli del regime i “Fasci Littori”, con le decorazioni in bronzo.
Su uno dei quattro blocchi, lato Cuneo, è tuttora incisa la data dell’epoca fascista “A-XI-XII” ed i nomi degli undici operai morti a seguito del cedimento di un’armatura di un’arcata, la disgrazia avvenne il 5 giugno 1930.
Credo sia doveroso ricordare i nomi di tutti: Bonelli Giuseppe, Bramardi Giovanni, Brignone Michele, Cavallera Stefano, Clerici Mario, Galbiati Luigi, Marotta Francesco, Panizzolo Angelo, Pierdona Giuseppe,Ravanonco Giovanni, Sciamanna Filippo.
Da libro, realizzato dall’Assessorato ai servizi socio
educativi della Città di Cuneo, dal titolo ” Sul filo dei ricordi “, Janò (Giovanni) Bruno così descrive, quel triste, evento:Dopo il crollo del Ponte Nuovo in costruzione, dove rimasero uccisi undici operai, si cantava:
“….E casca il ponte o Dio che terrore ! E fu la morte di bravi lavoratori e undici vittime la
morte trovò. Erano tutti attenti al lavoro e casca il ponte…”
Queste poche strofe sono state recuperate dal Signor
Beppe Viada che, da ragazzo, viveva alle Basse di Stura e vide cadere il ponte in un gran polverone.
I “Fasci”, installati sui blocchi, sono alti cinque metri e sono tuttora esistenti, due sul lato Cuneo e due sul lato Torino; sono raggruppati a tre a tre e il materiale utilizzato è il granito levigato di Baveno.
Con sorpresa, scopro, che un quinto fascio, che è sparito, adornava il ponte nuovo, era di acciaio inossidabile, alto 20,70 metri, uno dei più alti installati in Italia nel “ventennio”, era stato fissato al 16° pilastro che divide la parte promiscua cioè stradale e ferroviaria dalla parte solo stradale e si racconta che era visibile, per i suoi riflessi, a distanza notevole.
Il 28 aprile 1945 i tedeschi fanno saltare alcune arcate
La seconda guerra mondiale, purtroppo, non risparmiò il superbo manufatto Cuneese
Nel libro della Collana Storica della Resistenza Cuneese “Cuneo Provincia Partigiana”
l’autore Giovanni Parola così scrive:
“La guarnigione tedesca si allontana nella notte del 28 (era aprile del 1945) facendo
saltare alcune arcate dei ponti sullo Stura (Ponte Nuovo, ponte vecchio e il ponte della
ferrovia), alle sue spalle.”
Il viadotto rimane così inservibile, dopo 4200 giorni di utilizzo, cioè 11 anni e 185 giorni.
Nuto Revelli, nel bel libro “La guerra dei poveri” scrive invece così:
“………28 aprile (1945) ore 2: arriva Ricci des Ferres, in bicicletta. È un partigiano….
(è Roberto Pucci, staffetta della 1°divisione alpina Gl, una cara e colta persona, che ho avuto il
privilegio di conoscere, in quanto, la mia abitazione è proprio antistante alla sua: Villa Ricci di
Madonna dell’Olmo) mi fa intendere che porta notizie importanti, tira fuori un foglietto.
(è firmato dal centro femminile di Madonna dell’Olmo con data 27 4 1945 .)
…..Sappiamo che preparano adesso ( ore 20 ) per far saltare i ponti, sia quello nuovo
che quello vecchio. Ciò avverrà forse stasera. Se dovete entrare in Cuneo evitate di
passare sui medesimi poiché oltre a questo ci sono due cannoni all’inizio del ponte
nuovo e uno alla fine del ponte……..”
Gian Michele Gazzola, in uno, dei suoi, tanti, preziosissimi, articoli così ricorda
l’isolamento viario che Cuneo dovette affrontare dopo quella giornata:
“La condizione in cui si trovò Cuneo all’indomani della fine della pesante guerra che
l’aveva coinvolta in modo diretto con truppe d’occupazione tedesche per due anni, più
che delle distruzioni di palazzi e industrie, come per la maggior parte delle città
bombardate o teatro di azioni militari, era segnata dal quasi isolamento viario, per la
distruzione della maggior parte dei ponti che collegano l’altopiano Cuneo-Borgo alla
pianura e alle valli.”
Il pesante bilancio, dei ponti distrutti, è il seguente: a settembre 1945, se ne contano
150 impraticabili, 23 su strade statali e 127 su quelle provinciali.
Confortava il fatto che nello stesso mese, i lavori di riparazione, erano iniziati sul 90%
dei ponti per l’esattezza su 135.
Alla metà del 1946 termina la ricostruzione del ponte vecchio sullo Stura; a settembre
dello stesso anno iniziano i lavori per la ricostruzione di due pilastri e tre arcate, del
Ponte Nuovo (erano le prime tre ad uso promiscuo, ferroviario e stradale, lato Cuneo),
fatte saltare alle ore 4 del 28 aprile 1945.
Il 10 gennaio del 1948, il Ponte Nuovo, è riparato, così dopo 997 giorni di interruzione
(2,7 anni) il treno ritrova così i suoi binari che lo condurranno, tra la gioia di tutti, alla
stazione dell’altipiano.
D’ora in avanti il Ponte Nuovo è intitolato a Marcello Soleri.
Il confronto del Ponte Nuovo con i due viadotti gemelli della
est-ovest lato Stura.
Dal 30 aprile 2007 nella zona sud della città sono stati realizzati sullo Stura due viadotti
gemelli con le seguenti caratteristiche:
Lunghezza 817 metri
Larghezza totale 11,8 metri
Carreggiata a senso unico 2 corsie 10,55
metri
Marciapiede su un lato 1,25 metri
Altezza massima da terra 48 metri
I due viadotti insieme al tunnel sotto l’altipiano e al viadotto sul Gesso sono ormai denominati: La est-ovest di Cuneo.
Sono 4700 metri di strada che separano la Bovesana dalla rotonda a monte di Confreria e il percorso è funzionante dal 16 luglio 2007.
Spiace dirlo, si è persa un’occasione storica per costruire due manufatti più consoni alle
esigenze della città.
Credo che almeno due siano stati gli errori commessi nella loro realizzazione:
percorrono il viadotto Nord, quello che porta verso l’Ospedale Carle, potranno notare che dopo l’attraversamento della rotonda situata alla testata dei due viadotti, la strada prosegue a due corsie ma dopo pochi metri, e siamo già sul viadotto Nord, sulla corsia di sinistra, si vedono arrivare i mezzi provenienti dal tunnel della est-ovest con velocità sovente superiore ai 60 km orari.
Indubbiamente è una manovra con una buona dose di rischio in quanto detti mezzi, sempre sul tratto del viadotto che porta alla rotonda dell’Ospedale Carle,devono poi portarsi tutti sulla destra per evitare di rimanere sulla corsia di sorpasso. Nei giorni di pioggia o di poca visibilità il rischio è più concreto.
Ai due errori di cui sopra aggiungerei che i due viadotti non sono in piano ma in discesa
. il che rappresenta sempre un pericolo per i mezzi che vi transitano.
Ma questa pendenza è la conseguenza di dover passare in galleria sotto l’Ospedale Carle e per fare questo è stata realizzata la rotonda di testata incassata che ha comportato lo
sbancamento di chissà quanti m3 di terreno, ed ecco il perché i due viadotti non sono in piano.
Comunque continuo a credere che almeno il 1° errore poteva essere evitato se a Cuneo
ci fosse stata la stessa determinazione che si ebbe nel 1908In quell’anno, come ho già detto nelle note precedenti, il Comune di Cuneo protestò incisivamente alla proposta del Servizio Costruzioni delle Ferrovie di realizzare un ponte per solo per uso ferroviario e alla fine venne realizzato il Ponte Nuovo il quale consente il transito di tutti i mezzi, compreso biciclette, carretti, bestie da soma e pedoni.
Possiamo comunque consolarci che i cittadini di Cuneo per vedere realizzato tutta la
est-ovest hanno contribuito appena per il 2,26%, sul costo complessivo di euro
88.450.000,01 cifra ripartita in questo modo:
Mentre per la costruzione del Ponte Nuovo il Comune di Cuneo contribuì per il 21%.
Comunque i due viadotti un risultato l’hanno sicuramente raggiunto, non hanno
oscurato la bellezza del Viadotto Soleri e sicuramente ancora per chissà quanto tempo i
cuneesi continueranno a preferirlo e chiamarlo Ponte Nuovo e chissà per quanti anni
ancora rappresenterà il simbolo di Città; quella Città che il cronista del 1400, Giovan
Francesco Rebaccini, così descriveva:
“il luogo dissegnato a guisa di un cuneo da l’istesso dissegno nominarono Cuneo.”