uneo 24 gennaio 2013
La grande nevicata a Cuneo di mercoledì 23 gennaio 2013 mi ricorda…
Vivo a Cuneo dal 1963, immancabilmente tutti gli anni quando una copiosa nevicata scende su Cuneo per intenderci come quella di mercoledì 23 gennaio scorso, il mio ricordo va al mai dimenticato paese natio di nome Altavilla Irpina e alla grande nevicata del 1956.
Fu quell’anno che ho provato per la prima volta a sciare ma il fatto straordinario fu che per provare l’ebbrezza dello sci fui costretto, insieme a miei due amici, a costruirci gli attrezzi che tra l’altro li avevamo visti solo nelle foto dei giornali.
La nevicata di quell’anno fu veramente fuori della norma, ma anche l’occasione, per noi giovani di quel tempo, di divertirci in un modo inusuale e, infatti, ci sbizzarrimmo a costruire slittini, pupazzi di varie grandezze e ad innescare piccole battaglie fatte con palle di neve.
Oltre al nostro paese furono sommersi di neve, tutti i paesi delle province di Avellino e Benevento e le scuole restarono chiuse per moltissimi giorni, compresa la mia scuola a Benevento dove frequentavo l’Istituto Industriale.
I giorni di chiusura furono molti, considerando che in quel tempo i mezzi meccanici per togliere la neve erano pressoché inesistenti.
Di conseguenza avemmo a disposizione molti giorni da dedicare al divertimento con la neve.
Ancora adesso, tutte le volte che in questa città vi sono nevicate fuori dal normale, come quella di mercoledì scorso, il mio pensiero va a quei giorni di febbraio del 1956 allorché il mio paese Altavilla fu letteralmente sepolto sotto la neve e per molte case fu necessario scaricarla dai tetti, per evitare dei crolli, che comunque ci furono.
Il perché di questo ricordo è legato ad un fatto che ho sempre raccontato.
In quei primi giorni di febbraio del 1956 buona parte del sud Italia era sotto la neve ma, ironia della sorte, in provincia di Belluno erano in apprensione in quanto stava per essere inaugurata a Cortina d’Ampezzo la VII Olimpiade Invernale e la neve scarseggiava paurosamente.
Per evitare un disastro anche di immagine, di Cortina d’Ampezzo, ma anche dell’Italia, fu indispensabile l’intervento delle Forze Armate per rendere agibili le piste da sci e in particolare degli Alpini che trasportarono letteralmente su dette piste da sci la neve raccolta dove non serviva.
A quel tempo i famosi mezzi meccanici chiamati gatti della neve per distribuire uniformemente la neve sulle piste da sci non esistevano ancora e tutto fu fatto con pale e rastrelli, un lavoro veramente immane!
Soltanto in questo modo si riuscì ad innevare tutta la mitica pista delle Tofane dove poi vinse la discesa libera l’austriaco Toni Sailer il quale, meravigliando il mondo sportivo, si aggiudicò addirittura tutte le medaglie d’oro in palio nelle gare maschili di sci alpino.
Ma noi giovani ad Altavilla nel 1956 la pista da discesa l’avevamo bella e pronta, non paragonabile certamente a quella delle Tofane, ed era la strada dove abitavo, il Viale degli Eroi; tuttavia per emulare i campioni delle gare sulla neve ci mancavano gli sci e nessuno di noi si sarebbe sognato di chiederli in prestito al Dr Giordano, che disponeva dell’unico paio in tutto il paese.
Tempo a disposizione ne avevamo e così non perdendoci d’animo, insieme a Sabatino Di Troia e Vittorio D’Andrea andammo nella segheria di Vittorio e senza mai aver visto un paio di sci li realizzammo di circa 2 metri di lunghezza.
Erano sci evidentemente un poco rustici, ma come dico sempre: meglio di niente.
Quando a novembre del 1963 acquistai a Cuneo il mio primo paio di sci, nel negozio di Titti Sport, ho potuto notare che gli sci costruiti ad Altavilla oltre a non avere le lamine in ferro, indispensabili per frenare e girare, non avevano la scanalatura centrale, che poi con gli sci attuali è scomparsa.
Ma torniamo ai nostri sci costruiti in segheria.
Con un poco di apprensione, io e i miei due amici, ci portammo alla sommità della nostra immaginaria pista da sci, cioè la discesa di Viale degli Eroi, per provare l’emozione di sciare.
Seguendo l’ordine gerarchico, suggerito dall’età, il primo a cimentarsi fu il longilineo Vittorio, la sua discesa andò molto bene, ma non fu veloce in quanto si faceva strada in circa 50 cm di neve fresca.
Nella nostra ignoranza non sapevamo che le piste da sci sono fatte di neve battuta che a quel tempo veniva realizzata con un duro lavoro dai valligiani e dai soldati di leva.
Il secondo ad affrontare la discesa fu Sabatino, il quale percorse con discreta velocità la pista, molto sicuro del fatto suo, anche perché sfruttava le due corsie tracciate da Vittorio; quando arrivò il mio turno non mi feci pregare: fissai gli sci con il solito filo di ferro alle mie scarpe, come avevano fatto gli altri, e con dei bastoncini di fortuna, senza le rondelle terminali, mi detti una spinta, curioso di sapere come sarebbe finita.
Non finì bene, in quanto, avendo seguito le tracce di chi mi aveva preceduto, acquistai tanta velocità che la mia corsa finì dentro una siepe che c’era ai bordi della pista a destra.
Non mi feci nulla, ma mi dovettero letteralmente staccare dalla siepe e così la nostra discesa libera era bella che finita.
Ma con tutto questo non ci arrendemmo: dopo che avevamo sospeso le discese, in accordo con Sabatino e Vittorio, ci demmo l’appuntamento la sera stessa in Corso Garibaldi davanti al negozio di mio Zio, il quale, in occasione delle Olimpiadi di Cortina, tutte le sere lasciava acceso, per noi giovani sportivi altavillesi e per la sua pubblicità, un televisore davanti al suo Negozio, un gesto concreto molto apprezzato da tutti.
Quella sera fummo fortunati, in quanto l’Italia con Eugenio Monti e Renzo Alverà conquistò la medaglia d’argento del bob a due.
Il mattino successivo con Sabatino e Vittorio pensammo di modificare i nostri sci autarchici in un bob rudimentale. Ma come fare? Ci bastò imbullonare una robusta cassetta da frutta sugli sci, in questo modo la cassetta faceva da sedile, per le virate realizzammo un rudimentale sterzo con delle corde. Un particolare che indovinammo fu che la cassetta che faceva da sedile si snodava sugli sci con quattro bulloni.
Al pomeriggio tutti i giovani della zona ci aiutarono a realizzare la pista, ci divertimmo tantissimo, scendendo anche in tre per volta, mentre alcune radio accese negli alloggi delle palazzine situate sulla sinistra della pista ci consentivano di sentire la bella voce di Caterina Valente nelle sue canzoni in voga di quel freddo inverno: un particolare che ricordo come fosse adesso.
Nel pomeriggio, con il passare delle ore, la pista diventò ghiacciata e pericolosa e dopo una sonora sgridata del Dr Giordano, l’unico che aveva capito in anticipo a che rischi ci stavamo esponendo, fummo costretti a sospendere per sempre le discese.
Sono passati tanti anni, ma in quei giorni, ormai così lontani, dimostrammo che quando si è giovani basta poco per divertirsi e forse questo mio scritto risveglierà tanti nostalgici ricordi a quelli della mia età.
Con il bob quella fu la mia unica esperienza; invece iniziai a praticare lo sci a Cuneo, nel 1963, e continuo ancora oggi, tanto che sono diventato uno sciatore direi più che discreto che mi consente di cavarmela in tutte le piste del Piemonte e del Trentino Alto Adige dove con il mio gruppo sportivo Michelin ho partecipato a 16 settimane bianche.
Devo dire infine che tutte le volte che ritorno a Cortina d’Ampezzo, ricordo sempre ai miei amici la nostra pista da sci di Viale degli Eroi e il mio primo paio di sci costruito con Sabatino e Vittorio nel 1956 ad Altavilla Irpina senza aver mai visto uno sci!
Gennaro Russo
gerusso@hotmail.com